OGGETTO: Gli indirizzi per la formazione del nuovo
PSC.
Modena ha bisogno di rinnovare la pianificazione del
suo territorio.
Il nuovo PSC deve definire le linee e i criteri
generali di governo del territorio nel rispetto dei principi della
sostenibilità e della qualità ambientale, come fattore competitivo
discriminante nella competizione tra le città sostenibili del futuro.
D’altra parte il termine fissato per la formazione di
un PSC pienamente conforme alla legge regionale è scaduto già dal 2010, con
implicazioni preoccupanti sull’efficacia e solidità degli strumenti di
pianificazione vigenti.
Il rinnovato impegno dell’amministrazione comunale a
questo scopo merita riconoscimento e apprezzamento.
Il documento di indirizzi in discussione è certamente
altra cosa rispetto al precedente, Modena
Futura che, ricordiamo, perorando una crescita di Modena fino a 230.000
abitanti, intendeva rendere edificabili nuove aree residenziali e produttive
per circa sette milioni di metri quadrati.
Nel documento è soprattutto da apprezzare l’attenzione
ai temi della qualificazione e rigenerazione della città esistente, che ne
costituisce il valore innovativo principale, peraltro già da diversi anni fortemente
condiviso fra i cittadini, gli addetti ai lavori e le amministrazioni locali.
L’approccio ai temi del governo del territorio è tuttavia
di carattere tradizionale, come se quella in atto fosse una crisi passeggera,
non una transizione epocale che nel prossimo ventennio porrà problemi inediti,
esigendo capacità e risposte innovative. E’ comprensibile la difficoltà di
percepire gli scenari che ci attendono, e comprenderne le implicazioni. Meno
giustificabile è l’evidente difficoltà a delineare la traduzione in disciplina
del territorio delle politiche dell’ambiente, della mobilità, dell’economia,
della cultura, dei servizi...
Sono sottovalutati il trasporto pubblico e la mobilità
ciclabile, relegata questa al ruolo di attività amatoriale quando invece è già
ora e sempre più lo sarà in futuro, un cardine della mobilità nuova. Indirizzi
che guideranno scelte fondamentali di natura urbanistica dovrebbero porre come
imperativo il riferimento a indicatori della qualità della vita, agli indici
Istat del benessere equo e sostenibile (BES).
In sostanza non vengono esplicitate
politiche di settore chiare e precise, finalizzate a orientare le priorità o le
scelte effettive tra le tante possibili, e gli innumerevoli obiettivi elencati
nel documento di indirizzi appaiono scarsamente concatenati tra loro e con la
politica del territorio, perché non definiti tramite la sintesi delle politiche
di settore.
E’ una difficoltà questa che non appare tanto di
natura urbanistica quanto dovuta a un generale ritardo nello sviluppo di progetti sulle politiche fondamentali
del governo locale, indispensabili per comprenderne ed esplicitarne le
implicazioni sul territorio, in termini di sua trasformazione o salvaguardia.
Il Laboratorio della città, attivato
dal 2005 proprio in funzione della formazione del nuovo PSC, ha minuziosamente
disegnato improbabili case e strade, ma mai sollecitato i settori
dell’amministrazione comunale responsabili delle diverse politiche a impegnarsi
in progetti finalizzati a questo scopo.
Questo appunto dovrebbe essere il compito essenziale
del documento di indirizzi, preordinare
il concorso dell’intera amministrazione nella formazione del quadro conoscitivo,
che la legge regionale giustamente esige quale indispensabile base per la
valutazione di sostenibilità delle scelte di assetto del territorio nelle loro
possibili alternative.
Evidente è anche la difficoltà sul tema
delle relazioni con gli altri comuni, che non può ridursi alla considerazione
di specifiche opere, ma deve investire soprattutto il funzionamento dell’area
vasta, a partire dai movimenti quotidiani per lavoro e per studio, incomprensibilmente
ignorati dal piano territoriale di coordinamento provinciale (il PTCP).
L’obiettivo deve consistere nel potenziamento qualitativo del sistema
policentrico, riconoscendone i fondamentali vantaggi e l’avvenuto
consolidamento, senza ipotizzare improbabili rilocalizzazioni di funzioni
residenziali o produttive, e affrontando i grandi problemi infrastrutturali
(polo intermodale logistico, stazioni, metropolitana leggera) in una visione integrata
dei trasporti.
A questo scopo, al di là delle
contingenze politiche, è indispensabile costruire relazioni istituzionali di
ambito intercomunale su base volontaria, sollecitando e realizzando il concorso
unitario dei comuni che condividono le medesime problematiche territoriali,
sollecitando e anticipando nuovi livelli di governo, in grado di affrontare nella
pianificazione del territorio tematiche di area vasta.
Incongruente, contraddittoria con la natura di un
documento di indirizzi, è la parte dedicata al fabbisogno abitativo e al suo
soddisfacimento. Invece di preordinare l’elaborazione di un quadro conoscitivo
ancora tutto da formare, e congegnare le valutazioni da effettuarsi su esso a
supporto delle decisioni, il documento precostituisce scelte definite, e
irreversibili, su dati inattendibili e parziali, e con valutazioni
irrealistiche.
Basti ricordare anche che i dati del censimento 2011,
di recente pubblicati dall’ISTAT, indicano per Modena 178.727 residenti in
80.358 famiglie, rispetto ai 186.400 in 83.898 famiglie registrati in Anagrafe
e assunti dal documento: sono differenze (dovute soprattutto alla mancata
cancellazione di immigrati non più qui residenti) che da sole inficiano
l’intera valutazione.
Dal 2001 al 2011, le abitazioni rilevate dai
censimenti sono cresciute di 12.388 unità, contro un aumento di 5.856 famiglie,
con un forte incremento delle abitazioni non occupate (quasi il 50%).
Poco o nulla si conosce sulla consistenza delle
convivenze e soprattutto se siano coatte o volontarie, anche se è noto che le
famiglie di immigrati, sia quelle unipersonali che pluripersonali, coabitano
frequentemente.
Della produzione edilizia non sono rese note le quote
ottenute da recupero e intensificazione di edilizia esistente rispetto alle attuazioni
in nuovi insediamenti, indispensabili a previsioni realistiche sui modi di
soddisfacimento della domanda abitativa.
In assoluto contrasto con i più elementari principi
della pianificazione urbanistica, con la legge regionale e con lo stesso PSC è
infine l’intendimento di destinare a insediamenti residenziali le zone per
attrezzature generali, o zone F, per un totale di oltre 3.500 abitazioni. E’
una quantità pari a quella delle espansioni residenziali disposte vent’anni fa
per il piano regolatore, senza che sia dimostrata la necessità di nuove case.
La trasformazione di queste zone viene proposta al di
fuori di qualsiasi riflessione e valutazione urbanistica, e malgrado le
evidenti criticità di alcune di esse, malgrado la sovrabbondanza e il
sottoutilizzo del patrimonio edilizio esistente. Il documento di indirizzi
trascura totalmente le alterazioni e l’impatto che la loro edificazione a residenza
comporterebbe sull’assetto urbano e territoriale di Modena, particolarmente gravi
sull’ambiente, sulla mobilità, sui servizi, sulla qualità della vita dei
cittadini. Questa precipitata conversione a residenza delle zone F per
attrezzature generali è non soltanto non necessaria, ma in contraddizione con i
principi di qualificazione e rigenerazione urbana esplicitati dal documento
stesso.
Non si comprendono peraltro le ragioni di urgenza che
inducono ad anticipare per queste zone determinazioni di stretta competenza del
PSC, considerando che il documento di indirizzi ne programma l’adozione entro
il febbraio 2014.
Auspichiamo quindi che il consiglio comunale restituisca
al documento l’appropriata funzione di indirizzo, sollecitando l’ulteriore
approfondimento della positiva attenzione ai temi della qualificazione e
rinnovamento del patrimonio edilizio e della rigenerazione urbana, e stralciandone
le determinazioni sul dimensionamento e sulla sorte delle zone F, che possono
essere correttamente decisi solo nell’ambito del nuovo PSC.
Dal gruppo di lavoro di Modena Attiva sul nuovo PSC un
augurio di buon lavoro e un rispettoso saluto:
Pietro
Bassetto
Lorenzo
Carapellese
Luca De
Pietri
Claudio
Fornaciari
Susanna
Lodi
Christian
Medici
Giuliano
Orlandi
Davide
Pecorari
Ezio
Righi
Emiliano
Alberto Righi
Simona
Rotteglia
Paolo
Silingardi
Anna
Trazzi