giovedì 29 agosto 2013

Inceneritore: metodo, merito e opportunità

Il problema di Modena non è tanto e solo l’inceneritore, ma più in generale il ciclo integrato dei rifiuti, complice problemi di metodo, merito e opportunità.
Nel metodo la determina ferragostana e la totale assenza di informazioni dal 20 giugno, data ufficiale della richiesta di Hera, sono errori tutt’altro che veniali. Appaiono più scelte strumentali al raggiungimento dell’obiettivo di rinunciare ad una scelta politica per definirla un atto tecnico dovuto. Un’abdicazione ai principi della partecipazione, della trasparenza e della responsabilità della politica che deve essere censurata. Su questo passo anche il potenziale ampliamento da 180.000 a 240.000 tonnellate, già autorizzato, rischia di essere un atto dovuto.
Nel merito rimane sbagliata la gestione integrale del ciclo rifiuti. Abbiamo sentito recitare due mantra: chiusura delle discariche e percentuale di raccolta differenziata al 58%. Nella pratica già oggi il ricorso alle discariche è residuale, mentre il 58% andrebbe specificato rispetto al totale dei rifiuti prodotti.
Nel dettaglio a Modena, dati 2012, ogni cittadini produce 658 kg all’anno, di cui differenziati 360 Kg. Ognuno di noi destina allo smaltimento 298 kg. Per 186.040 abitanti sono 55.000 t/anno di rifiuti da incenerire. Per un impianto autorizzato a 240.000 t/anno.
L’Europa ci da come obiettivo prioritario di “portare tendenzialmente a zero i rifiuti da smaltire”. Accontentiamoci di un obiettivo più modesto, 100 kg di rifiuti non riciclati a testa. Con il sistema stradale attuale la raccolta differenziata dovrebbe raggiungere 558 kg per ognuno di noi, pari all’84,8%. Impossibile e come dice anche l’Assessore Arletti antieconomico.
La vera priorità è quindi la riduzione dei rifiuti, che si può raggiungere, come dimostrano le esperienze di Torino, Prato, Novara, Salerno con sistemi porta a porta che responsabilizzano chi produce rifiuti, separano i flussi delle famiglie, delle attività commerciali e delle imprese e garantiscono un controllo puntuale sui conferimenti. Nei sistemi porta a porta le medie raggiungono i 400 kg abitante anno, rendendo l’obiettivo dei 100 kg smaltiti, pari al 75% di raccolta differenziata, possibile. Ma il calo dei rifiuti contrasta con le strategie di potenziamento degli impianti. Se la Provincia di Modena raggiungesse i 100 kg abitante anno produrrebbe 70.000 t/anno di rifiuti con un impianto autorizzato per 240.000.
Decantare il 58% di raccolta differenziata senza dichiarare quanti rifiuti si smaltiscono a testa è inutile e fuorviante.
Molti in questi giorni si interrogano sull’utilità di fare o meno la raccolta differenziata, visto il peso impiantistico che portiamo sulle spalle. E’ un errore da non fare. Noi pensiamo che serva una risposta politica che deve prevedere:
1) Attivazione raccolta porta a porta per scende sotto i 100 kg di rifiuto da smaltire, primo passo per una strategia di rifiuti zero
2) Ritiro dell’attuale autorizzazione da 240.000 t/anno per l’inceneritore
3) Verifica del bisogno del territorio e del limite minimo per una nuova autorizzazione, anche inferiore all’attuale potenzialità dell’impianto
4) Definizione dei tempi per la chiusura dell’impianto
I rifiuti sono una cartina di tornasole del rapporto che abbiamo con l’ambiente. Non esiste una società sostenibile che sprechi materia ed energia attraverso forme di incenerimento. L’ecologia ci insegna che non esistono spazi evolutivi per chi spreca risorse. La strada che abbiamo davanti deve cambiare radicalmente abitudini consolidate ma recenti, riducendo drasticamente la produzione di rifiuti. Le esperienze in Italia dimostrano che si può fare, risparmiando anche costi, con i sistemi porta a porta. E’ una scelta politica, che dipende dal territorio e di cui il gestore deve essere il braccio operativo.
Infine c’è un problema di opportunità. Dobbiamo ridiscutere il rapporto con Hera, una grande multi utility che macina fatturati e utili ma che a nostro avviso richiede una forte ridefinizione della governance e del rapporto con il territorio. Le politiche ambientali devono tornare di competenza del pubblico, i gestori devo competere per i servizi sulla base della qualità e del prezzo. E’ inutile ricevere utili a fine anno se poi come singoli cittadini e come sistema imprese paghiamo servizi più cari e dobbiamo vedere trasformate scelte politiche in scelte tecniche. A nostro avviso è ora di avviare un dibattito serio sulla separazione di ruoli e funzioni tra politica e multi utility.

Paolo Silingardi
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mercoledì 21 agosto 2013

Da inceneritore ad impianto recupero


Con una determina dirigenziale, un atto tecnico, si decide una modifica definita “non sostanziale” all’autorizzazione per l’inceneritore che di fatto apre le porte alla realizzazione della quarta linea per bruciare a Modena 240.000 t/anno di rifiuti, di cui la metà provenienti da tutta Italia.

Così durante le ferie scopriamo che l’inceneritore di Modena è diventato un impianto di recupero, e che quindi decade il vincolo autorizzativo che limita il conferimento da fuori Regione. A conferma che chi ha programmato un impianto della capacità superiore al doppio della produzione di rifiuti modenese ha visto giusto.

Cambiare quantità e provenienza dei rifiuti destinati all’inceneritore di Modena è una modifica non sostanziale? Alla faccia dei processi partecipativi, della trasparenza e della responsabilità politica è un atto da ferragosto? Qualcuno crede che sia un atto senza risvolti politici? O che possa essere stato assunto senza una responsabilità di indirizzo, se non di controllo, del Presidente della Provincia, che ha oggi anche la delega all’ambiente? E la nota del Comune di Modena, che recepisce la caduta del vincolo territoriale, quando è stata prodotta e perché è passata sotto silenzio, dopo che fiumi di parole sono stati spesi in Consiglio Comunale, con delibere ed ordini del giorno sui limiti alle provenienze di rifiuti da fuori provincia?

Mentre da altre parti si applicano strategie per rifiuti zero, mentre altrove si responsabilizzano cittadini e imprese con servizi porta a porta che impongono ad ognuno di farsi correttamente carico dei propri rifiuti, mentre la green economy conferma che il riciclo crea occupazione, a Modena seguiamo una strada vecchia, senza futuro, che distrugge risorse e deresponsabilizza gli utenti.

Cosa succederà ora dell’ampliamento dell’inceneritore, autorizzato dalla provincia, auspicato dal comune di Modena, sospeso da Hera per carenza di rifiuti? Potrà riprendere senza nessun altro atto la costruzione della quarta linea, un investimento per Hera da 120 milioni di euro, con rendita garantita al 7%?

Nel silenzio colpevole della politica, mentre il PD discute se fare o meno i congressi, gli interessi forti si muovo e costruiscono, un passo alla volta, le condizioni perché le politiche ambientali restino ancorate a vecchi modelli, redditizi per chi li gestisce, ma insostenibili sia economicamente che ambientalmente per la collettività.

Se questo è il segno del cambiamento, se questa è la discontinuità che tutti richiamano, se questo è il nuovo che avanza cresce la nostalgia per la politica dei vecchi partiti, quando almeno le decisioni venivano assunte non di ferragosto, alla luce del sole, con motivazioni e strategie trasparenti.

Se si vuole fare a Modena un polo dello smaltimento nazionale dei rifiuti indifferenziati, importando i rifiuti di Napoli, o tra breve di Roma, si abbia il coraggio di sostenerlo di fronte agli elettori.

Modena Attiva è contraria alla migrazione dei rifiuti e alla realizzazione della quarta linea, chiediamo la rapida attivazione delle raccolte porta a porta e una radicale revisione dei rapporti tra Amministrazione locale ed Hera, rimettendo al centro dei servizi ambientali i bisogni collettivi e agli interessi pubblici.

sabato 20 luglio 2013

Iniziativa popolare tutela delle falde


Già raccolte più di 300 firme, grande adesione dei cittadini

E’ bastato il primo banchetto al Villaggio Giardino per raccogliere le 300 firme autenticate richieste dallo Statuto per la proposta d’iniziativa popolare a tutela delle falde e dei campi acquiferi modenesi.

Una risposta importante dei cittadini, da subito in fila ai banchetti, che conferma come i modenesi ritengano prioritaria la tutela delle acque e la conservazione delle risorse idriche rispetto a qualsiasi progetto di edificazione. Non si tratta di ridurre gli alloggi a 1, 10 o 100, ma di dare priorità all’interesse collettivo nella gestione di un bene comune come l’acqua. 

Un modo per sollecitare le amministrazioni pubbliche competenti a sviluppare in tempi rapidi, senza più dilazioni, gli studi e gli strumenti di pianificazione necessari per garantire le nostre risorse idriche e risolvere il problema nitrati.

Contrariamente a quanto affermato dall’amministrazione, come comunicato anche nel recente incontro con gli Assessori Giacobazzi e Arletti, non esistono diritti di superficie acquisiti sull’area di Via Aristotele. Se qualcuno ha dato garanzie il problema è suo e non della collettività.

Infatti gli accordi approvati dalla giunta includono una clausola sospensiva che condiziona l’efficacia dell’impegno per il Comune all’approvazione della variante urbanistica da parte del Consiglio Comunale.
Nessuno dei privati può vantare in alcun modo diritti acquisiti senza che la relativa variante sia definitivamente approvata dal Consiglio, che ha nelle sue facoltà anche il potere di bocciarla, senza conseguenze economiche per l’Ente.
In particolare, nell’accordo relativo al comparto di via Aristotele, approvato dalla giunta comunale con deliberazione n. 834 del 28 dicembre 2010, di cui sono contraenti Ivano Malaguti (presidente di CDC) come rappresentante di Immobiliare Reiter spa e Ruffato Lorenzo, rappresentante della Società Nadia Spa, di proprietà della BPER, a pagina 9:
”il presente accordo e la proposta ivi contenuta sono impegnativi per i “privati” dalla data della sua sottoscrizione, pur essendo tale accordo concluso sotto condizione sospensiva del recepimento e dell’approvazione delle sue previsioni, da parte del Consiglio Comunale, tramite l'approvazione del Piano particolareggiato in variante al POC. Solo a decorrere da tale approvazione l’accordo diverrà impegnativo anche per il Comune;”
La racconta di firme proseguirà sabato mattina 27/7 in piazza Mazzini, al Parco Ferrari e al villaggio giardino e il 29/7 al mercato del lunedì.  

Crediamo sia importante raccogliere più firme possibile per testimoniare quanto il tema sia sentito dai modenesi e sollecitare con forza l’Amministrazione e il Consiglio Comunale a bloccare iniziative di edificazione non condivise e aggiornare i piani di tutela degli acquiferi modenesi, sospendendo l’ipotesi di potabilizzare l’acqua del Secchia. 

Per il Comitato Promotore

Paolo Silingardi
3482410787

venerdì 12 luglio 2013

Iniziativa popolare tutela acqua



Al via la raccolta di firme per la delibera di iniziativa popolare del Consiglio Comunale di Modena sulla tutela delle acqua di falda e dei campi acquiferi

Il problema della tutela dei campi acquiferi di Cannizzaro e Aristotele non è solo un problema di uso del suolo, di urbanistica o di rispetto dei pozzi. E’ soprattutto un problema di partecipazione ai processi decisionali e di tutela delle acque di falda.

Le iniziative che si sono susseguite sul tema, gli approfondimenti, gli incontri e gli interventi sulla stampa hanno permesso a molti cittadini di maturare la convinzione che il vero problema non sia decidere se realizzare 1, 10 o 100 case sui campi acquiferi, ma quali debbano essere le politiche di tutela delle acqua potabili, una risorse pubblica da garantire in termini di qualità, oggi e domani.

Per far sentire la nostra voce all’Amministrazione e chiedere formalmente al Consiglio Comunale di assumere una posizione chiara e inequivocabile, speriamo anche ampiamente condivisa, abbiamo deciso di utilizzare uno degli strumenti di partecipazione previsti dallo Statuto di Modena.

L’articolo 11 prevede la possibilità di proporre un atto giuridico di iniziativa popolare, da sottoporre all’attenzione del Consiglio Comunale. La proposta deve essere sottoscritta da almeno 300 cittadini, con firme autenticate, consegnate al Sindaco per essere, entro 30 giorni, iscritta al dibattito e al voto del Consiglio Comunale.

La proposta di delibera d’indirizzo per la tutela dell’acqua, partendo da motivazioni condivise sui principi di cautela, tutela e conservazione della risorsa idrica, prevede 5 azioni vincolanti:

1.     avviare, in stretta collaborazione con gli Enti Territoriali competenti, la revisione integrale del Piano di Tutela delle Acqua del 1981;

2.     partecipare attivamente con la propria struttura e con proprie competenze al cosiddetto Tavolo Nitrati, per la definizione delle strategie di tutela quali-quantitativa delle acque sotterranee rispetto alla presenza di nitrati;

3.     sospendere i progetti relativi ad ipotesi di potabilizzazione dell’acqua del Secchia fino al termine degli studi e delle elaborazioni indicate in premessa;

4.     bloccare qualsiasi ipotesi di trasformazione urbanistica e di edificazione sulle aree dei campi acquiferi di via Cannizzaro e via Aristotele;

5.     impegnare la Giunta Comunale a riferire periodicamente al Consiglio Comunale sugli esiti delle iniziative indicate, a premessa di ogni eventuale decisione futura in materia.
La proposta ha raccolto l’adesione e il pieno sostegno di:

·      Associazione cittadini per il Parco Ferrari e il verde urbano
·      Comitato Modena Salute Ambiente
·      Comitato Modenese per l'acqua pubblica 
·      Comitato Verde Vaciglio
·      Comitato Villaggio Giardino
·      Gruppo Consigliare Etica e Legalità
·      Gruppo Consigliare Modena Salute Ambiente
·      Gruppo Consigliare SEL
·      Italia Nostra
·      Legambiente
·      Lega Difesa Ecologica
·      Modena Attiva
·      Movimento 5 Stelle
·      Sel
·      WWF

La raccolta di firme partirà il prossimo sabato 20 luglio, con diversi banchetti organizzati in contemporanea in centro storico, al villaggio giardino e al Parco Ferrari.

Questa settimana sarà dedicata alla richiesta dei permessi e all’organizzazione della raccolta di firme. Chiunque sia disponibile e interessato a collaborare potrà raccogliere informazioni o dare la propria disponibilità sui siti delle associazioni aderenti, da dove sarà possibile scaricare la documentazione e gli eventuali contatti.

sabato 6 luglio 2013

BASTA! Intervento di Massimo Parenti


A meno di un anno dalle Elezioni Amministrative del 2014, penso sia ora come cittadino e come iscritto al Pd di dire BASTA !

Basta all’operato di una giunta pasticciona che ha portato solo divisioni: 

· divisioni e crisi in giunta;
· divisioni nel gruppo Consigliare del PD;
· divisioni nella maggioranza che la sostiene;
· divisioni dentro al Partito di maggioranza;
· divisioni nella cittadinanza di Modena;
· divisioni ed incomprensioni con altre Amministrazioni Comunali della provincia;
· divisioni e tensioni con altre Amministrazioni ed Enti (Provincia, Regione, ARPA, ASL).

Chi fa politica deve essere in grado di capire ed interpretare bisogni e “desideri” della propria gente, deve essere in grado di proporre sintesi più alte e condivisibili. Deve essere in grado di convincere con la forza delle proprie proposte e non con il volume della propria arroganza.

Ci vuole un’idea NUOVA di Città e di territorio, un’idea nuova di Economia e di Cultura, ma soprattutto ci vuole un’idea nuova di Politica. Modena deve tornare ad essere la testa pensante della provincia ed il punto di riferimento avanzato delle proposte politiche. Insieme ai Cittadini e non contro, insieme agli altri Comuni e non contro, insieme alle altre forze politiche di Centro sinistra e non contro. La salvaguardia ed il miglioramento dell’ecologia del territorio dovranno essere i punti centrali su cui fondare tutte le nuove politiche di sviluppo.

Un appello quindi a Pighi ed ai suoi Assessori: abbandonate l’idea di costruire in via Aristotele e Cannizzaro, fate partire subito la discussione sul miglioramento delle risorse idriche (tavolo Nitrati compreso) e lasciate la progettazione del futuro (PSC compreso) in mano a chi verrà dopo di voi, non create altre divisioni a fine mandato. Come si dice la Domenica: ANDATE IN PACE !

Massimo Parenti

giovedì 4 luglio 2013

Campi acquiferi, edificazione o tutela?


Il tema edificazione sui campi acquiferi non è una questione di toni. Il problema è dare sostanza alle affermazioni di principio, come tali sempre da tutti condivise e di prassi altrettanto disattese. E allora partiamo dai fatti, per capire se la disponibilità al dialogo è una questione di stile o di sostanza e se ne possono conseguire decisioni coerenti.

Da oltre 3 anni non si riunisce il tavolo nitrati,  mentre invece tute le scelte che riguardano l’acqua dovrebbero partire da puntuali valutazioni tecniche. Come crescono i nitrati, in quanto tempo si dilaveranno le falde, come i pozzi barriera possono tutelare i campi acquiferi, come favorire la ricarica naturale della falda con acque dei fiumi, come usare le acque estratte. Senza queste valutazioni costruire sui campi acquiferi è pericoloso. 

I pozzi di via Panni sono stati chiusi per decisione autonoma di Hera, mentre tutte le valutazioni tecniche indicano di estrarre l’acqua satura di nitrati ed evitare che avanzi verso i pozzi di via Aristotele e Cannizzato. Sarebbe utile capire chi lo ha deciso e perché per evitare che un fatto simile si ripeta, ma nel frattempo possiamo rimediare prima possibile a questo grave errore?

Dopo la famosa conferenza stampa che annunciò la potabilizzazione dell’acqua del Secchia un velo è sceso sul progetto, ma ci risulta che Hera ed Iren hanno recentemente illustrato all’Amministrazione lo stato del progetto, la cui sostenibilità economica è legata all’acquisto di acqua depurata da parte dei modenesi. Queste iniziative non possono partire da interessi economici dei gestori. Se davvero l’amministrazione crede che questa sia la strada apra un dibattito pubblico sulla proposta, altrimenti fermiamo questo progetto.

Sui pozzi di Marzaglia abbiamo costruito un’autodromo, su quelli di San Cesario cave, su quelli di Modena prevediamo case. Il problema non è quanto sarà larga la fascia di rispetto dai pozzi esistenti. Il punto è decidere se vogliano preservare integre le aree in cui è disponibile l’acqua da bere, per noi ma anche per i secoli futuri. L’area di Aristotele e Cannizzaro è l’unica nella conoide del Secchia da cui possiamo estrarre i volumi d’acqua necessari per Modena e buona parte della provincia. E’ così difficile decidere di tutelarla integralmente? Prevedendo maggiore cautela e progetti di protezione anche per Marzaglia e San Cesario.

Se l‘Amministrazione prevede di attendere la VIA per poi ridisegnare le edificazioni previste collocando aree verdi nelle aree a 10 o 20 o fosse anche 30 metri dai pozzi esistenti allora dovremmo dedurre che la montagna avrà partorito il più classico dei topolini.

Le nostre proposte sono semplici: bloccare qualsiasi ipotesi di costruzione su via Cannizzarto ed Aristotele, dare corso finalmente al tavolo nitrati, aggiornare il piano di tutela delle acque, condizionare le future scelte alle indicazioni che il piano di tutela fornirà.

Questa è stata la prassi seguita negli anni passati, questo è l’unico il filo da riprendere e che si è colpevolmente abbandonato. 

domenica 30 giugno 2013

Risposta al segretario del PD Sirotti


Caro Sirotti, dici “molto rumore per nullacome se la discussione di questi mesi su PSC, urbanistica, futuro della città fosse stata inutilmente rumorosa.Come mai allora l’Ass. Sitta si è dimesso, il progetto “Modena Futura” è stato abbandonato, si è rinunciato a costruire nel Parco Ferrari, a Ponte Alto, nelCampo Cesana, Modena Est, Piscina Virgin e mi fermo per compassione. Mipare che il rumore, che in effetti è stato molto, non sia stato proprio “per nulla”ma anzi, abbia prodotto risultati importanti. Piuttosto mi chiederei come mai il PD stia dando ancora oggi l’impressione di subirli anziché farli propri e governarli. Da semplice iscritto la considero una linea politica gravemente perdente.

Continui dicendo che “i risultati della VIA saranno scrupolosamente rispettati”. Spero che lo scrupolo non sia pari a quello utilizzato per l’Autodromo di Marzaglia, dove l’Amministrazione ha disatteso le prescrizioni di VIA, come da noi denunciato e dalla Provincia confermato, e, cosa se possibile più grave, il mandato del Consiglio Comunale che imponeva di realizzare una pista prove. Josefa Idem si è dimessa per molto meno.

Ma cosa significa attendere i risultati della VIA? Questa procedura riguarda la compatibilità ambientale dell'estrazione di acqua dal sottosuolo, finalizzata alla regolarizzazione delle concessioni e NON la costruzione di nuove casenelle aree limitrofe.

Le scelte politiche si possono prendere tranquillamente oggi sulla base di tre principi semplici e fondamentali, e che dovrebbero essere condivisi da tutti:

1) Un principio di cautela, che implica di non costruire su un’area da cui confidiamo di prelevare l’acqua da bere per i prossimi secoli. Ricordo che nel territorio modenese non esiste un altro campo acquifero con la stessa portata, in grado di sostenere questi ritmi di estrazione.

2) Un principio di tutela, le cui politiche sono definite dal Piano Acque del 1981, che merita una revisione. Perché sono cambiate le dinamiche di ricarica della falde, causa l’abbassamento del Secchia e l’impermeabilizzazione dei suoli, sono diverse le precipitazioni a causa dei cambiamenti climatici, è avanzato il fronte dei nitrati a causa degli spandimenti. Ricordo che da 2 anni chiediamo venga redatto il “Piano Nitrati”, di cui si sono perse colpevolmente le tracce.

3) Un principio di pianificazione, tutte le zone F scontano lo stesso peccato originale: nessuna valutazione di sostenibilità sulle previsioni di insediamento. Si è semplicemente deciso di costruire li perché il retino del piano regolatore indicava zone a servizi generali, e qualcuno ha ritenuto che si potessero tutte trasformare in residenziali, al grido di “pane e mattone” e “vendiamo case alle giovani coppie”.

Noi riteniamo che le aree di via Cannizzaro ed Aristotele, le migliori nella conoide del Secchia per l'estrazione di acqua ad uso potabile, non devono essere occupata da edifici e vanno conservate come bene comune per le future generazioni.

E’ ora che il centro sinistra modenese si decida ad ascoltare le richieste che vengono dalla base. Come ha dimostrato il percorso dei “100xModena” sono i nostri elettori che ci chiedono di tutelare i campi acquiferi, di preservare il suolo vergine, di riqualificare l’esistente, di promuovere la mobilità sostenibile.

Se qualcuno pensa di utilizzare la VIA in corso per l’autorizzazione dei pozzi come una foglia di fico per costruire sta commettendo un grave errore, sarebbe invece ora di ridare idee e coraggio alla politica con scelte chiare e coerenti.

giovedì 27 giugno 2013

Venerdì 28/06 ore 21 Sala Giacomo Ulivi “Modena città ciclabile”


Venerdì 28 giugno alle ore 21 presso la Sala Ulivi ex mercato ortofrutticolo in via Ciro Menotti 137 a Modena conferenza dibattito con le proposte di Modena Attiva per una città ciclabile. L'incontro sarà aperto dalla relazione di Matteo Dondè "Mobilità sostenibile e città, una scelta di qualità" e dalle riflessioni di Lorenzo Carapellese su "PSC, pianificazione e mobilità a Modena". Paolo Silingardi illustrerà le proposte di modena Attiva per una Città Ciclabile.
La mobilità è uno degli elementi fondamentali che determinano la qualità della vita in città. Gli obiettivi per rendere Modena una città europea devono prevedere una riduzione delle auto in circolazione, il riequilibrio degli investimenti, oggi troppo orientati al sostegno della mobilità automobilistica, la revisione della rete delle piste ciclabili con l'obiettivo di garantire integrazione, sicurezza ed estensione, un piano sulla città ciclabile che garantisca ai ciclisti gli stessi diritti degli automobilisti.
La discussione sul PSC deve abbandonare la visione dei soli numeri per indicare scelte chiare a favore della riqualificazione urbana, delle zone 30 km e della mobilità sostenibile.
L'incontro sarà l'occasione per una riflessione comune sul tema mobilità sostenibile e bici in città, per condividere indirizzi e priorità e per promuovere un tema strategico nelle scelte programmatiche per la prossima legislatura. E’ tempo che si abbandonino i confronti sui nomi per avviare una serie riflessione su quali devono essere gli obiettivi strategici della prossima legislatura. 

Le proposte di Modena Attiva
Modena Attiva propone per la prossima legislatura un piano strutturale per rendere Modena una città ciclabile, privilegiando l’integrazione della rete e riconoscendo pari dignità agli interventi sulle ciclabili all’interno della mobilità. Di seguito le proposte più significative.

Moratoria sui parcheggi, malgrado abbiamo realizzato un enorme parcheggio, che pagheremo per 40 anni, sottoutilizzato, si continuano a proporre nuovi interventi, ad esempio un parcheggio all’interno del maneggio dell’Accademia o 300 posti auto interrati all’ex AMCM. La nostra proposta è di una moratoria sui parcheggi, almeno fino a quando il Novi Park non sarà adeguatamente utilizzato, destinando le risorse risparmiate ad interventi di sistemazione della mobilità ciclistica.

Costituzione di un ufficio biciclette, uno strumento di relazione tra i ciclisti, Amministrazione e le loro associazioni da cui raccoglie indicazioni e suggerimenti sulla mobilità ciclabile, per realizzare progetti con un riscontro reale sul territorio urbano. 
Per potere svolgere il ruolo di raccordo interno ed esterno all’Amministrazione l’Ufficio Biciclette deve collaborare con le diverse competenze che intervengono nella definizione e realizzazione della mobilità in città.

Unico assessorato mobilità e biciclette, oggi la delega alla mobilità ciclistica è dell’assessorato ambiente, come sei girare in bicicletta fosse un passatempo domenicale e non una opzione strategica alternativa al mezzo privato per gli spostamenti casa/lavoro/centro storico. Deve essere costituito un unico assessorato mobilità che integra anche la delega alla bicicletta.

Pari dignità investimenti per auto e biciclette, per risolvere i nodi critici, integrare le piste ciclabili, metterle in sicurezza e realizzare le piste ciclabili in via Giardini e via Emilia Est. Chiedendo che anche a livello regionale le risorse sulla mobilità siano equamente distribuite tra automobile, trasporto pubblico e biciclette.

Contrasto ai furti e riciclaggio di biciclette, una piaga sottovalutata, se avessimo gli stessi furto d’auto quale sarebbe l’impegno per contrastarli delle autorità competenti? Le biciclette vengono rubate e vendute in loco, contrastare il riciclaggio di biciclette rubate riduce la domanda e di conseguenza i furti.

500 auto ogni 1000 abitanti, raggiungere la media europea, oggi siamo a 650. Ridurre le auto in circolazione significa muoversi meglio, ridurre inquinamento e costi energetici, ridurre i costi per infrastrutture, migliorare la qualità dell’aria e la nostra salute. Un obiettivo che riduce le auto circolanti a Modena da 117.000 a 90.000. Considerando che ogni auto costa 6.000,00€ all’anno, significa far risparmiare alle nostre famiglie di 162 milioni di euro ogni anno, semplicemente garantendo una mobilità sostenibile in linea con le esperienze europee. Una forma indiretta ma efficace di sostegno al reddito.

Presentazione Matteo Dondè
Matteo Dondè, http://www.matteodonde.com è un architetto, esperto in pianificazione della mobilità ciclistica, moderazione del traffico e riqualificazione degli spazi pubblici, fa parte del comitato scientifico di "Salvaciclisti" e dela "Rete Mobilità Nuova", ha lavorato al piano ciclistico di Reggio Emilia. Ha al suo attivo diversi studi per la mobilità ciclabile e la realizzazione di zone 30, oltre ad aver diversi testi sulla mobilità ciclabile, tra cui "Guida all'uso corretto dei percorsi ciclabili""Linee guida per la progettazione delle reti ciclabili" "La condivisione della strada tra diversi utenti: relazione sul viaggio di studio FIAB a Berna"


sabato 25 maggio 2013

100 per Modena


Un vero piacere ascoltare tanti cittadini all’incontro finale dei 100 per Modena illustrare le criticità e le priorità da inserire nel nuovo PSC.

Sosteniamo da sempre che questa città ha voglia di partecipare, ha idee sul suo futuro e non è disponibile a lasciar scegliere ad altri le cose da fare. Bene quindi tutti i processi di partecipazione e i momenti di dialogo tra istituzione e cittadini.

Tra i tanti temi significativi emersi, ci fa ancora più piacere notare che i tre temi più votati hanno una caratterizzazione molto precisa.

Il no all’edificazione sui campi acquiferi di via Cannizzaro e via Aristotele è non a caso il tema più votato tra quelli proposti. Una indicazione forte e chiara che ricorda all’Amministrazione come la priorità della tutela del bene comune acqua e il principio di cautela devono segnare le scelte che riguardano una risorsa utilizzata da oltre 300.000 persone. A fronte di questa posizione chiediamo ancora più fermamente che non si costruisca in via Cannizzaro e Aristotele fermando i percorsi di trasformazione edilizia delle aree F.

La richiesta precisa di investire sulla mobilità sostenibile, abbandonando progetti miopi e superati a servizio dell’auto per far diventare Modena una città ciclabile all’altezza con la sua vocazione europea. E’ ora di passare da una visione cicloturistica della bicicletta alla comprensione del ruolo strategico che questa può avere nel semplificare e migliorare la mobilità in città. A quando le piste ciclabili su via Giardini e via Emilia Est?

Il richiamo al ruolo strategico per le politiche culturali e di promozione del centro storico del Palazzo Ducale, con la proposta di recuperare più spazi possibili ad una funzione aperta e integrata nella città. La vera marcia in più indispensabile per garantire il successo della pedonalizzazione di piazza Roma, aprendo gli occhi sul fatto che la ricerca ossessiva di posti auto non risolve nessun problema. Al Novi Park ne abbiamo 1750 ampiamente sotto utilizzati a 450 metri da piazza Roma, in una struttura che oggi anche altri riconoscono sbagliata, ma con cui dobbiamo fare i conti.

Sarà interessante vedere come e fino a quanto l’Amministrazione terrà conto di queste indicazioni venute dai cittadini, di certo i processi partecipati sono belli e interessanti, ma richiedono coerenza e impegno a raccoglierne le indicazioni. Noi siamo sicuri che anche stavolta l’Amministrazione saprà accogliere le richieste della città, come già avvenuto su tanti temi caldi in questi ultimi due anni.

Paolo Silingardi

sabato 11 maggio 2013

Politica e Ponte Alto


La decisione della Giunta di riportare alla originale destinazione urbanistica l’area di Ponte Alto, reintegrandone le naturali funzioni produttive e logistiche, è un fatto positivo. Abbiamo evidenziato da tempo la follia urbanistica di un intervento per 600 alloggi in un’area esterna alla tangenziale, senza servizi, senza trasporto pubblico, incongruente con tutte le più elementari regole di sostenibilità e qualità ambientale.

Siamo soddisfatti di questa decisione e ci sembra corretto darne il giusto merito all’Amministrazione. E’ il segno concreto che la politica può decidere secondo la logica tutelando l’interesse collettivo. E’ costato discussioni, tempo e fatica ma possiamo dire che ne è valsa la pena.

Dopo le dimissioni dell’Assessore Sitta questa decisione assume un rilievo non solo di merito ma simbolico, perché interrompe, speriamo definitivamente, una stagione in cui gli accordi sulla trasformazione urbanistica della città rispondevano più agli interessi di chi doveva costruire che a quelli dei residenti. Non ci riferiamo ad aspetti penalmente rilevanti, che per fortuna non sono parte della nostra storia, ma di una visione distorta per cui la trasformazione dei suoli e la conseguente rendita fondiaria è stata intesa, se equamente distribuita tra i diversi attori imprenditoriali, un fattore di per sé positivo, al vecchio grido di pane e mattone.

La trasformazione delle aree F da servizi a residenza, senza valutazioni di merito, senza un’analisi puntuale delle singole criticità, è stata proposta alla città come il modo per dare urgentemente risposta alle esigenze di nuove case. Chi si ricorda la tesi sostenuta con veemenza che fosse l’unico modo per costruire velocemente appartamenti destinati alle giovani coppie?

Se questo era l’obiettivo il tempo perso ha dimostrato che la strada è sbagliata e pone più problemi di quelli che risolve. E questa criticità resta valida per tante altre aree F ancora in discussione.

Oggi in molti salutano questa decisione come positiva, e noi ce ne rallegriamo, ma perché il cambiamento di rotta sia reale è importante che le richieste che i cittadini sollevano vengano recepite integralmente. La discussione in corso sul PSC deve saper raccogliere istanze sempre più diffuse: saldo zero nell’uso del suolo, investimento sulla riqualificazione dei quartieri e delle case, politiche coerenti per la mobilità sostenibile, zone 30, potenziamento delle ciclabili e del trasporto pubblico, interventi per l’affitto.

Senza dimenticare che, per quanto attiene l’occupazione, non c’è confronto tra i posti generati con interventi di costruzione di nuovi comparti residenziali e azioni di riqualificazione. Il recupero del patrimonio immobiliare diffuso è la strategia che, oltre a salvaguardare la ricchezza distribuita di tanti piccoli proprietari, genera più lavoro per progettisti, artigiani, imprese e attività edili. Se vogliamo coniugare qualità, sostenibilità ambientale, competitività territoriale e creare occupazione la strada maestra è una seria revisione delle politiche urbanistiche orientate alla riqualificazione e al miglioramento della vivibilità dei nostri quartiere.

Speriamo che la decisione su Ponte Alto rilanci il confronto su questi temi, che saranno centrali nei prossimi programmi elettorali e nelle priorità della prossima legislatura. 


Paolo Silingardi


sabato 16 marzo 2013

PSC, linguaggio, politica e coerenza


Leggendo le dichiarazioni di Vanni Bulgarelli e il comunicato dell’Ass. Giacobazzi è obbligatorio porsi degli interrogativi. 

Il primo è sul linguaggio e sulla coerenza tra parole e azioni. Il secondo è sulle prospettive politiche.

Il cambio di linea è apparentemente radicale, quanto meno una vittoria culturale rispetto ai toni degli ultimi 8 anni: saldo zero, riqualificazione, edilizia sociale, partecipazione. Ma è altrettanto evidente la necessità di dare concretezza e credibilità ad un cambio di linea che rischia di essere solo tattica.

Che senso ha dire che “buona parte dei nuovi alloggi arriveranno dalle riqualificazioni se poi costruiamo 3500 alloggi al di fuori del PSC e di qualsiasi analisi di sostenibilità ambientale? Parliamoci chiaro, dal punto di vista urbanistico realizzare 600 alloggi a Ponte Alto non ha senso. Costruire sui campi acquiferi di Cannizzaro e Aristotele, senza aver neppure provato a scrivere il piano di tutela delle falde dai nitrati, è un errore. Ed è grave che stia procedendo il progetto di depurazione dell'acqua del Secchia senza nessuna discussione pubblica.

Basterebbe dire, senza tanti giri di parole, che questi interventi si fermano. Dove sta l’urgenza di attivare questi 3.500 alloggi? Non certo negli interessi della città. Dove sono gli studi che dimostrano l’esigenza di nuovi approvvigionamenti idrici?

E che senso ha parlare di partecipazione, se buona parte delle previsioni urbanistiche sono già ipotecate?

Capisco che siano questioni puntuali, non strategiche, limitate. Capisco che prendere posizione su questi punti significa farsi qualche nemico. Ma i cittadini si sono stancati dei massimi sistemi e sempre più, giustamente, misurano le parole sulla base delle azioni, non quelle di domani, ma quelle di oggi. 

Il Pd e il suo sindaco dimostrino di essere all’altezza della situazione fermando il treno di una decisione che svilisce i nuovi contenuti progettuali e rompe la relazione con larga parte della città, generando una frattura insanabile con movimenti di cittadini dentro e fuori dal PD. Occorre il coraggio di scelte politiche chiare, con un approccio costruttivo, positivo, aperto. Ora più che mai occorre una “discontinuità” concreta, nelle scelte e non solo nelle parole.

giovedì 14 marzo 2013

Lettera aperta al Consiglio Comunale


OGGETTO: Gli indirizzi per la formazione del nuovo PSC.

Modena ha bisogno di rinnovare la pianificazione del suo territorio.

Il nuovo PSC deve definire le linee e i criteri generali di governo del territorio nel rispetto dei principi della sostenibilità e della qualità ambientale, come fattore competitivo discriminante nella competizione tra le città sostenibili del futuro.
D’altra parte il termine fissato per la formazione di un PSC pienamente conforme alla legge regionale è scaduto già dal 2010, con implicazioni preoccupanti sull’efficacia e solidità degli strumenti di pianificazione vigenti.
Il rinnovato impegno dell’amministrazione comunale a questo scopo merita riconoscimento e apprezzamento.
Il documento di indirizzi in discussione è certamente altra cosa rispetto al precedente, Modena Futura che, ricordiamo, perorando una crescita di Modena fino a 230.000 abitanti, intendeva rendere edificabili nuove aree residenziali e produttive per circa sette milioni di metri quadrati.
Nel documento è soprattutto da apprezzare l’attenzione ai temi della qualificazione e rigenerazione della città esistente, che ne costituisce il valore innovativo principale, peraltro già da diversi anni fortemente condiviso fra i cittadini, gli addetti ai lavori e le amministrazioni locali.
L’approccio ai temi del governo del territorio è tuttavia di carattere tradizionale, come se quella in atto fosse una crisi passeggera, non una transizione epocale che nel prossimo ventennio porrà problemi inediti, esigendo capacità e risposte innovative. E’ comprensibile la difficoltà di percepire gli scenari che ci attendono, e comprenderne le implicazioni. Meno giustificabile è l’evidente difficoltà a delineare la traduzione in disciplina del territorio delle politiche dell’ambiente, della mobilità, dell’economia, della cultura, dei servizi...
Sono sottovalutati il trasporto pubblico e la mobilità ciclabile, relegata questa al ruolo di attività amatoriale quando invece è già ora e sempre più lo sarà in futuro, un cardine della mobilità nuova. Indirizzi che guideranno scelte fondamentali di natura urbanistica dovrebbero porre come imperativo il riferimento a indicatori della qualità della vita, agli indici Istat del benessere equo e sostenibile (BES).
In sostanza non vengono esplicitate politiche di settore chiare e precise, finalizzate a orientare le priorità o le scelte effettive tra le tante possibili, e gli innumerevoli obiettivi elencati nel documento di indirizzi appaiono scarsamente concatenati tra loro e con la politica del territorio, perché non definiti tramite la sintesi delle politiche di settore.
E’ una difficoltà questa che non appare tanto di natura urbanistica quanto dovuta a un generale ritardo nello sviluppo di progetti sulle politiche fondamentali del governo locale, indispensabili per comprenderne ed esplicitarne le implicazioni sul territorio, in termini di sua trasformazione o salvaguardia. Il Laboratorio della città, attivato dal 2005 proprio in funzione della formazione del nuovo PSC, ha minuziosamente disegnato improbabili case e strade, ma mai sollecitato i settori dell’amministrazione comunale responsabili delle diverse politiche a impegnarsi in progetti finalizzati a questo scopo.
Questo appunto dovrebbe essere il compito essenziale del documento di indirizzi, preordinare il concorso dell’intera amministrazione nella formazione del quadro conoscitivo, che la legge regionale giustamente esige quale indispensabile base per la valutazione di sostenibilità delle scelte di assetto del territorio nelle loro possibili alternative.
Evidente è anche la difficoltà sul tema delle relazioni con gli altri comuni, che non può ridursi alla considerazione di specifiche opere, ma deve investire soprattutto il funzionamento dell’area vasta, a partire dai movimenti quotidiani per lavoro e per studio, incomprensibilmente ignorati dal piano territoriale di coordinamento provinciale (il PTCP). L’obiettivo deve consistere nel potenziamento qualitativo del sistema policentrico, riconoscendone i fondamentali vantaggi e l’avvenuto consolidamento, senza ipotizzare improbabili rilocalizzazioni di funzioni residenziali o produttive, e affrontando i grandi problemi infrastrutturali (polo intermodale logistico, stazioni, metropolitana leggera) in una visione integrata dei trasporti.
A questo scopo, al di là delle contingenze politiche, è indispensabile costruire relazioni istituzionali di ambito intercomunale su base volontaria, sollecitando e realizzando il concorso unitario dei comuni che condividono le medesime problematiche territoriali, sollecitando e anticipando nuovi livelli di governo, in grado di affrontare nella pianificazione del territorio tematiche di area vasta.
Incongruente, contraddittoria con la natura di un documento di indirizzi, è la parte dedicata al fabbisogno abitativo e al suo soddisfacimento. Invece di preordinare l’elaborazione di un quadro conoscitivo ancora tutto da formare, e congegnare le valutazioni da effettuarsi su esso a supporto delle decisioni, il documento precostituisce scelte definite, e irreversibili, su dati inattendibili e parziali, e con valutazioni irrealistiche.
Basti ricordare anche che i dati del censimento 2011, di recente pubblicati dall’ISTAT, indicano per Modena 178.727 residenti in 80.358 famiglie, rispetto ai 186.400 in 83.898 famiglie registrati in Anagrafe e assunti dal documento: sono differenze (dovute soprattutto alla mancata cancellazione di immigrati non più qui residenti) che da sole inficiano l’intera valutazione.
Dal 2001 al 2011, le abitazioni rilevate dai censimenti sono cresciute di 12.388 unità, contro un aumento di 5.856 famiglie, con un forte incremento delle abitazioni non occupate (quasi il 50%).
Poco o nulla si conosce sulla consistenza delle convivenze e soprattutto se siano coatte o volontarie, anche se è noto che le famiglie di immigrati, sia quelle unipersonali che pluripersonali, coabitano frequentemente.
Della produzione edilizia non sono rese note le quote ottenute da recupero e intensificazione di edilizia esistente rispetto alle attuazioni in nuovi insediamenti, indispensabili a previsioni realistiche sui modi di soddisfacimento della domanda abitativa.
In assoluto contrasto con i più elementari principi della pianificazione urbanistica, con la legge regionale e con lo stesso PSC è infine l’intendimento di destinare a insediamenti residenziali le zone per attrezzature generali, o zone F, per un totale di oltre 3.500 abitazioni. E’ una quantità pari a quella delle espansioni residenziali disposte vent’anni fa per il piano regolatore, senza che sia dimostrata la necessità di nuove case.
La trasformazione di queste zone viene proposta al di fuori di qualsiasi riflessione e valutazione urbanistica, e malgrado le evidenti criticità di alcune di esse, malgrado la sovrabbondanza e il sottoutilizzo del patrimonio edilizio esistente. Il documento di indirizzi trascura totalmente le alterazioni e l’impatto che la loro edificazione a residenza comporterebbe sull’assetto urbano e territoriale di Modena, particolarmente gravi sull’ambiente, sulla mobilità, sui servizi, sulla qualità della vita dei cittadini. Questa precipitata conversione a residenza delle zone F per attrezzature generali è non soltanto non necessaria, ma in contraddizione con i principi di qualificazione e rigenerazione urbana esplicitati dal documento stesso.
Non si comprendono peraltro le ragioni di urgenza che inducono ad anticipare per queste zone determinazioni di stretta competenza del PSC, considerando che il documento di indirizzi ne programma l’adozione entro il febbraio 2014.
Auspichiamo quindi che il consiglio comunale restituisca al documento l’appropriata funzione di indirizzo, sollecitando l’ulteriore approfondimento della positiva attenzione ai temi della qualificazione e rinnovamento del patrimonio edilizio e della rigenerazione urbana, e stralciandone le determinazioni sul dimensionamento e sulla sorte delle zone F, che possono essere correttamente decisi solo nell’ambito del nuovo PSC.

Dal gruppo di lavoro di Modena Attiva sul nuovo PSC un augurio di buon lavoro e un rispettoso saluto:
Pietro Bassetto
Lorenzo Carapellese
Luca De Pietri
Claudio Fornaciari
Susanna Lodi
Christian Medici
Giuliano Orlandi
Davide Pecorari
Ezio Righi
Emiliano Alberto Righi
Simona Rotteglia
Paolo Silingardi
Anna Trazzi

domenica 3 marzo 2013

PSC e aree F, basta con la politica dei due tempi


A leggere i giornali in questa bella domenica mattina viene un dubbio. Ma tra Giunta e Partito Democratico a Modena c'è ancora qualche relazione?

Da un lato si vuole procedere a tutti i costi ad approvare la trasformazione di tutte le aree F a residenziali per alcune migliaia di alloggi al di fuori di qualsiasi riflessione urbanistica e visione di città, malgrado le evidenti criticità di alcune zone. Per non far nomi Ponte Alto e Campi Acquiferi. Inoltre si vuole portare in discussione al Consiglio Comunale già lunedì 11 marzo un documento di indirizzo che ha raccolto più critiche che favori e che richiede di essere pesantemente rivisto. 

Dall'altro l'assessore Maletti solleva giuste critiche al documento del PSC. Nel frattempo i comitati Renzi definiscono il documento "ottuso e miope" mentre gli alleati annunciano il loro voto contrario.

Nel mezzo il partito rinvia l'assemblea cittadina, pare che tra risultato elettorale, dimissioni di segretari, crisi di Giunta e visione della città non ci siamo argomenti urgenti di cui discutere.

Sono due anni che chiediamo un confronto nel merito non più rinviabile. L'errore più grave è continuare a insistere sulla politica di sittiana memoria dei due tempi: subito le aree F e poi il PSC. Come se le scelte pesanti introdotte con le migliaia di nuovi alloggi potessero essere ininfluenti sul futuro della città.

Così non si va da nessuna parte, la politica deve avere la forza di fermare interventi contestati e di azzerare le posizioni, creando le condizioni per un dialogo reale e produttivo con la città. Altrimenti lo scontro avrà un solo vincitore, e non saremo noi.

giovedì 28 febbraio 2013

Lettera a Sitta

Caro Sitta ti scrivo, penso per l'ultima volta, perché ho ascoltato le tue parole e ne sono rimasto offeso. Un livore incomprensibile. Ho avuto l'onore di fare l'amministratore e non mi considero ne deluso ne fallito, anzi. Al termine della mia esperienza mi fu offerto un incarico dirigenziale in una cooperativa. Mi fece piacere ma rifiutai per fondare una mia società che oggi da lavoro a 12 giovani laureati nel settore della green economy. Conosco la fatica di cercare contratti, firmare fideiussioni, sollecitare pagamenti. Conosco il peso di garantire stipendi. Non sono ricco, perchè ho sempre lasciato le risorse in azienda e la priorità oggi è tenere in piedi l'impresa. Ma sono libero perché vivo del mio lavoro e delle mie competenze. Una scelta di cui sono orgoglioso. Ho inoltre la fortuna di lavorare in tutta Italia, non dipendo quindi da un sistema economico locale, lasciamelo dire, a volte chiuso e condizionante. 
Posso quindi dire in tutta serenità quello che penso senza essere a libro paga di nessuno. E ti confermo, da semplice cittadino, che considero una follia urbanistica costruire 600 appartamenti a Ponte Alto. Una stupidità edificare sui nostri campi acquiferi. Un errore pianificare un depuratore del Secchia senza una pubblica discussione. Una colpa non fare nulla per tutelare le nostre falde dai nitrati. Un insulto al Consiglio Comunale aver costruito un autodromo diverso dalla pista prove autorizzata, in aperta violazione a tutti i vincoli ambientali. Un errore strategico destinare le entrate dalla sosta per 40 anni alla costruzione di un parcheggio sovradimensionato, utile solo a chi l'ha realizzato, drenando risorse indispensabili alla mobilità sostenibile. Per anni hai portato avanti una visione superata, retrograda e pericolosa, continuando a sostenere la vecchia politica "pane e mattone". Non mi interessano i tuoi eccessi caratteriali, strumentalmente utilizzati per evitare il confronto. Mi preoccupa invece il blocco di potere che continui a rappresentare e che ti usa per tutelare interessi di parte. Le alternative ci sono tutte, se non sei capace di vederle il problema è tuo. Di mio posso solo dirti che le tue offese sono null'altro che la conferma dell'incapacità di capire che i tempi sono cambiati, che la società e l'economia chiedono altro, che la crisi economica e ambientale ci obbligano a nuove riposte e nuove politiche. Il dramma è che ogni mese perso è un danno alla città, ai giovani, a chi cerca lavoro, a chi soffre il peso della crisi. Il paradosso è che ti proclami uomo del fare e nullo è stato fatto per cambiare una rotta fallimentare. Mi è chiaro che il confronto sarà duro ma puoi stare tranquillo che gli attacchi, le accuse, le intimidazioni non fanno altro che consolidare la determinazione nel lavorare per un radicale cambiamento della politica modenese. Un impegno sostenuto da tanti cittadini. Auguri per il tuo nuovo lavoro, anche se ho l'impressione che dedicherai più tempo alla politica che alla professione.

Paolo Silingardi