lunedì 31 ottobre 2011

La guerra ai pozzi

Nel 1984 una norma urbanistica del Comune di Modena decide di definire un’area di tutela delle falde acquifere attorno ai pozzi. Il motivo è semplice: il comune ritiene di dover tutelare l’acqua che beviamo evitando di costruire in una fascia di rispetto. La città cresce attorno a queste aree, destinate a servizi generali, che restano aree libere, e sempre più appetibili.
Oggi, nel 2011, qual è la situazione dei pozzi di Modena?
I pozzi di via Panni non sono più utilizzati perché hanno superato i limiti dei nitrati, ben oltre i 50 mg per litro. Un problema serio che dovremmo inserire nelle nostre priorità. Vicino ai pozzi di Marzaglia abbiamo realizzato cave e costruito una pista automobilistica.
Sui pozzo di via Aristotele, che sono nella stessa aree di tutela di quelli di via Cannizzaro, gestiti da Aimag, che danno da bere a 180.000 abitanti nella bassa, si prevede di costruire oltre 400 alloggi.
Sui pozzi di via Cannizzaro che danno da bere a Modena, si prevede di costruire oltre 200 appartamenti.
Si prevede che per l’acqua ci saranno grandi conflitti, ma qui pare che la guerra si faccia ai pozzi.


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giovedì 27 ottobre 2011

Acqua e politica. Tutela delle falde ieri, oggi e domani. 9/11 sala Marie Curie

Mercoledì 9.11.2011 ore 21
Sala Marie Curie Circoscrizione 4, 
Villaggio Giardino Via Marie Curie, 22

Serata di confronto e discussione

• Adriano Zavatti
Le risorse idriche modenesi e le politiche di pianificazione
• Paolo Silingardi
Manifesto per la tutela dei campi acquiferi

Ampio spazio al dibattito e alla partecipazione

Un’occasione per discutere delle relazioni tra pianificazione, urbanistica e ambiente, con un'attenzione particolare all'acqua, bene comune primario da tutelare, conservare e garantire, in qualità e quantità, oggi e domani.

Perché prima di fare è utile pensare, discutere, confrontarsi, parlare.

sabato 8 ottobre 2011

Quando serve bisogna saper dire no.


Non servirà, perché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire, ma noi diciamo da tempo si ai PEEP, si all’affitto, no all’approvazione indiscriminata di tutte le aree F. Non ci pare una posizione difficile da comprendere. Vogliamo discutere nel merito delle singole zone e poter esprimere giudizi puntuali e motivati, perché quando un’area diventa edificabile non è più possibile tornare indietro. Molti di noi hanno dimostrato concretamente la loro capacità di dire si. Oggi però, come ha ricordato Germano Bulgarelli, bisogna sul tema urbanistica essere molti vigili e saper dire, quando serve, no.

Costruire in via Cannizzaro e via Aristotele, sui pozzi di Modena e Carpi, che alimentano ben 360.000 persone, ipotizzandone la chiusura e senza avere studiato alternative concrete è una scelta sbagliata, che contrasta con 30 anni di pianificazione e tutela ambientale. E’ evidente il gioco retorico per cui si riduce una critica puntuale ad un no a prescindere, sfuggendo al confronto di merito.

Una domanda sorge spontanea, perché si vuole procedere con tutte le aree F mentre basterebbe, preso atto delle problematicità di alcune, stralciarle per valutare le alternative e gli impatti all’interno di una variante del PSC?

Da tempo affermiamo che la fase dell’espansione urbana è da considerarsi finita insieme alla domanda di case in proprietà. I bisogni dei giovani oggi sono cambiati, abbiamo una generazione di precari e di occupati saltuari, che non può accedere al mercato dei mutui. Il problema per loro non è la casa in proprietà ma l’affitto, condizione indispensabile per costruirsi una famiglia o per uscire da quella dei genitori.  I giovani possono investire a Modena per il proprio futuro, solo se il mercato dell’affitto sarà in grado di dare risposte adeguate ed economicamente sostenibili.

Per questo chiediamo che ai PEEP sia affiancata una seria politica di sostegno dell’affitto, con forme nuove di housing sociale che devono coinvolgere risorse pubbliche, disponibilità di terreni, maggior competizione tra le imprese e una rinnovata attenzione ai costi di costruzione, da contenere il più possibile.

E’ un peccato che la mancata disponibilità al confronto non permetta di valorizzare il buono che questa città ha fatto. Il nuovo scalo merci, il recupero della fascia ferroviaria, lo spostamento della linea storica sono il frutto di scelte politiche fatte oltre dieci anni fa, a cui molti di noi hanno partecipato attivamente. Faremo di tutto perché anche le scelte di oggi ne siano all’altezza.

Rintanati in un salotto?

Così ci descrive, con la solita classe, l'assessore Sitta. Rintanati in un salotto. Questo perché secondo lui l'altra sera alla Palazzina Pucci non eravamo presenti. L'assessore può stare tranquillo, siamo in tanti, e anche se lui non lo sa, negli incontri qualcuno di noi c'è sempre.

Invece dei soliti insulti l'assessore ci potrebbe spiegare perché vuole costruire sui pozzi di Modena, dove pensa di prelevare l'acqua da bere per i modenesi e sulla base di quali studi e ricerche può motivare le sue proposte?

In un confronto reale su questi argomenti saremmo ancora di più.

giovedì 6 ottobre 2011

Aree F, che fare? Prioritario tutelare i nostri pozzi.


E’ evidente la distanza tra le politiche urbanistiche dell’amministrazione e una parte sempre più grande della città. Se la gradualità negli interventi sulle aree F, indicata dal PD del luglio scorso, si deve valutare dal tour de force in corso nelle circoscrizioni, qualcosa non va.  E’ ora di prendere atto che manca la disponibilità al dialogo e che non si vuole avviare quella seria revisione sulla politica urbanistica richiesta da più parti, ma inascoltata in Piazza Grande.

Quindi che fare? Sulle scelte in corso urgono azioni per la limitazione del danno. Costruire sulla falde acquifere di via Cannizzaro e via Aristotele sarebbe un grave errore. Oltre 20 anni di studi hanno sempre identificato quell’area come la migliore per estrarre la nostra acqua da bere, ora improvvisamente si parla di chiusura e trasferimento dei pozzi. Nelle prossime settimane Modena Attiva avvierà iniziative per la tutela dei nostri pozzi e delle 360.000 persone che ne utilizzano quotidianamente l’acqua.

Nel 2005 anziché aggiornare il PSC si decise di prendere l’apparente scorciatoia della trasformazione delle aree a servizi generali in edificabili. Senza valutazioni puntuali sugli impatti, sulla viabilità, sui servizi, sull’ambiente. Senza una visione d’insieme per un’operazione da oltre 6.000 alloggi. Inserendo aree critiche come Ponte Alto, non tanto per i prevedibili problemi d’inquinamento, ma per l’improbabile collocazione di residenza in un’area a ben altra vocazione.

Oggi, dopo ben 6 anni, in un quadro economico e sociale ben diverso, emergono tutti i limiti di una scelta che andrebbe serenamente rivista.

Non basta, per giustificare le scelte fatte allora, richiamarsi oggi all’housing sociale senza chiarire come e con quali risorse. Se una scelta di pianificazione è sbagliata tale rimane anche per i PEEP. Non serve giocare con i numeri, il diritto di edificabilità che viene riconosciuto ai privati sarà esercitato appena possibile, con tutto il relativo carico d’impatti. Come non serve appellarsi, in modo un po’ patetico e strumentale, ai giovani e ai loro bisogni.

Perché non impegnarsi per realizzare una variante omogenea agli strumenti urbanistici comunali e avviare l’elaborazione di un nuovo PSC, invece di insistere sulla strada collaudata del braccio di ferro, che ha già prodotto l’anomalia politica di una giunta senza SEL e IDV?

Nel centrosinistra è diffusa in modo ampio la richiesta di cambiamento. Definirla come l’egoismo isolato di pochi è sbagliato, pretestuoso e poco intelligente. La politica è altra cosa. In questa situazione l’unica strada percorribile è lavorare con la base elettorale del centrosinistra. Non si tratta di lanciarsi in uno sterile toto-nomine, ne di ipotizzare una lista civica, ma di contribuire alla definizione di una piattaforma programmatica chiara, precisa, credibile, dove le parole coincidano coi fatti e dove gli elettori del centrosinistra trovino un’alternativa concreta alle attuali, superate, politiche. Sapendo che il rinnovamento passerà dalle primarie e da nuovi nomi, perché non esistono politici per tutte le stagioni.

Se poi l’assessore Sitta vuole capire cosa pensa una parte della città venga domenica al TeTe a vedere l’inchiesta sull’urbanistica realizzata da giovani per i giovani. Troverà tanti precari a cui potrà spiegare come accendere ai mutui sulla prima casa.

mercoledì 5 ottobre 2011

LA CRISI DEGLI ASINI

Un uomo in giacca e cravatta è apparso un giorno in un villaggio. In piedi su una cassetta della frutta, gridò a chi passava che avrebbe comprato a € 100 in contanti ogni asino che gli sarebbe stato offerto. I contadini erano effettivamente un po' sorpresi, ma il prezzo era alto e quelli che accettarono tornarono a casa con il portafoglio gonfio, felici come una pasqua. L'uomo venne anche il giorno dopo e questa volta offrì 150 € per asino, e di nuovo tante persone gli vendettero i propri animali. Il giorno seguente, offrì 300 € a quelli che non avevano ancora venduto gli ultimi asini del villaggio. Vedendo che non ne rimaneva nessuno, annunciò che avrebbe comprato asini a 500 € la settimana successiva e se ne andò dal villaggio. Il giorno dopo, affidò al suo socio la mandria che aveva appena acquistato e lo inviò nello stesso villaggio con l'ordine di vendere le bestie 400 € l'una. Vedendo la possibilità di realizzare un utile di 100 €, la settimana successiva tutti gli abitanti del villaggio acquistarono asini a quattro volte il prezzo al quale li avevano venduti e, per far ciò, si indebitarono con la banca. Come era prevedibile, i due uomini d'affari andarono in vacanza in un paradiso fiscale con i soldi guadagnati e tutti gli abitanti del villaggio rimasero con asini senza valore e debiti fino a sopra i capelli. Gli sfortunati provarono invano a vendere gli asini per rimborsare i prestiti. Il corso dell'asino era crollato. Gli animali furono sequestrati ed affittati ai loro precedenti proprietari dal banchiere. Nonostante ciò il banchiere andò a piangere dal sindaco, spiegando che se non recuperava i propri fondi, sarebbe stato rovinato e avrebbe dovuto esigere il rimborso immediato di tutti i prestiti fatti al Comune. Per evitare questo disastro, il sindaco, invece di dare i soldi agli abitanti del villaggio perché pagassero i propri debiti, diede i soldi al banchiere (che era, guarda caso, suo caro amico e primo assessore). Eppure quest'ultimo, dopo aver rimpinguato la tesoreria, non cancellò i debiti degli abitanti del villaggio ne quelli del Comune e così tutti continuarono a rimanere immersi nei debiti. Vedendo il proprio disavanzo sul punto di essere declassato e preso alla gola dai tassi di interesse, il Comune chiese l'aiuto dei villaggi vicini, ma questi risposero che non avrebbero potuto aiutarlo in nessun modo poiché avevano vissuto la medesima disgrazia. Su consiglio disinteressato del banchiere, tutti decisero di tagliare le spese: meno soldi per le scuole, per i servizi sociali, per le strade, per la sanità ... Venne innalzata l'età di pensionamento e licenziati tanti dipendenti pubblici, abbassarono i salari e al contempo le tasse furono aumentate. Dicevano che era inevitabile e promisero di moralizzare questo scandaloso commercio di asini. Questa triste storia diventa più gustosa quando si scopre che il banchiere e i due truffatori sono fratelli e vivono insieme su un isola delle Bermuda, acquistata con il sudore della fronte. Noi li chiamiamo fratelli Mercato. Molto generosamente, hanno promesso di finanziare la campagna elettorale del sindaco uscente. Questa storia non è finita perché non sappiamo cosa fecero gli abitanti del villaggio. E voi, cosa fareste al posto loro? Che cosa farete? Se questa storia vi ricorda qualcosa, ritroviamoci tutti nelle strade delle nostre città e dei nostri villaggi Sabato 15 ottobre 2011 (Giornata internazionale degli indignati) Vedi link http://italianrevolution-roma.blogspot.com/2011/09/15-ottobre-united-for-global-change.html

martedì 4 ottobre 2011

Domenica sera al TeTe, anteprima di "Modena al cubo" video inchiesta di Gabriele Veronesi.

La proiezione del documentario è prevista per Domenica 9 Ottobre alle ore 21.30, presso il Teatro Tempio di viale Caduti in Guerra 192 a Modena. Seguirà un dibattito moderato da giornalista Stefano Aurighi, in cui verrà dato spazio agli interventi del pubblico.

L’invito è esteso a tutta la cittadinanza, l’ingresso è gratuito.

Per chi volesse segnalare la propria adesione può farlo tramite l’evento su Facebook o contattando Gabriele Veronesi tramite la mail che trovate al sito del progetto www.modena3.it.

Un documentario interessante sulla nostra città, sulle più recenti vicende urbanistiche, importante da vedere perché è indispensabile conoscere per partecipare.

lunedì 3 ottobre 2011

Lettera di Luca De Pietri a Boschini

Gentile Boschini,

Ho letto sulla Gazzetta di Modena di oggi le sue legittime, quanto a mio parere non condivisibili, osservazioni nei confronti dell’arch. Righi Ezio e del suo ostinato e puntuale commento alle scelte urbanistiche della giunta.

Un giudizio, il suo, che non condivido nel merito e nel metodo, ma che definisce con chiarezza la posizione del PD di Modena che lei rappresenta. Quasi che la posizione dell’arch.tto Righi non fosse stata mai espressa all’interno dei forum del PD o nelle diverse istanze ed opportunita’ di confronto interno, se possibile.

Per chi come me ,e’ iscritto al pd dalla sua fondazione dispiace dover constatare che a 8 mesi dalla nascita di Modena Attiva, dopo mesi di confronti anche aspri, decisi , ma nel merito e mi darà atto senza altri motivi del battersi in cio’ che e’ giusto, non solo e’ continuato il disinteresse, anzi s’e’ ulteriormente liquidato il tema del dissenso con apparente sufficienza, ma nel profondo con una decisa volonta’ di emarginazione, per me come per altri nessuna possibilita’ di dialogo, tranne con alcuni amici come Trande,Vecchi, o Casadei e la segretaria del mio circolo, persone a cui confermo la mia stima e amicizia.

Il Pd aveva un’obiettivo ambizioso al quale avevo aderito con entusiasmo e che ora faccio fatica a riconoscere in questo partito, in numerosi ambiti. Dalle posizioni ambigue su importanti temi etici e valoriali (scuola private, omofobia,ma anche Afghanistan,guerra in libia), alla gestione di processi politici locali e nazionali (referendum su acqua e nucleare o sul tema dell’inceneritore e dei rifiuti). Molte delle persone, come me provenienti da ambiti diversi da ds e margherita che si erano avvicinate al progetto del Pd si erano illusi che avrebbero potuto portare un contributo in termini di idee e innovazione, di partecipare ad un laboratorio in costruzione di un’identita’ di alternativa non solo al Berlusconismo, ma piu’ ambiziosamente a un’idea di sinistra, di equita’e giustizia, con attenzione ed ascolto per le idee innovative che pur circolano in europa nella cultura riformista ed ecologista. Una delle prime domande che ci siamo posti alla nascita di MA era quali nuove modalità di coinvolgimento e ricambio ha creato il Partito? Questa emarginazione non ha certo offeso né me , tantomeno credo, le altre persone già molto impegnate fuori dalla politica. Mi chiedo tuttavia se era necessario fare tanto rumore sul ricambio generazionale quando basta guardare chi sta ancora in cabina di regia per capire che, in fondo, non è cambiato niente. Inneggiare al cambiamento, all’idea di una società e di una politica nuove serve a poco se manca il coraggio di intraprendere fino in fondo le azioni necessarie a realizzare queste idee.

Poi e’ evidente che il partito perde quella capacita’ di incidere sulle politiche di giunta o di governo ,se le spinte di proposte innovative non escono dallo slogan propagandistico invece per dimostrare che un’altra idea di societa e' possibile’, poco e’ uscito dal convegno sul lavoro come disegno strategico, quindi molto dall’illusoria e superficiale proposta locale “piu’ si costruisce piu’ lavoro c’e’”.

Ancora assisto ai balletti delle alleanze, quasi interessi solo vincere, piuttosto che convincere su un progetto di idee condivise. Il punto e’ proprio ,che e’ con questa lente che il pd o almeno la sua classe dirigente, legge la societa’ ed i suoi mutamenti. Dovevamo attendere il 2011 per accorgerci di un precariato disperato e debole?di un'ingiustizia generazionale sul riconoscimento dei diritti al lavoro come ad una pensione giusta? Dovevamo aspettare Penati o Tedesco per declinare con chiarezza la distanza tra affari e politica? Dovevamo attendere fukushima per un giudizio chiaro sul nucleare o meglio su una chiara strategia energetica? Ancora chiedo il rinnovamento della classe dirigente del partito e delle sue rappresentanze quali disastri deve ancora attendere,e quali occasioni perdere?

Vede caro Boschini, io pensavo che il clamore e le adesioni su un semplice “urlo di partecipazione” che Modena Attiva aveva lanciato anche nella ns citta’ fosse colto con capacita’ di ascolto ,ma non e’ stato cosi’. Altri hanno raccolto questa volonta’ di discussione e cambiamento,ma non il mio partito in altalena costante tra l’anatema ed il bonario “suvvia state buoni”.

Il pd e’ costituito da un composito popolo di straordinaria indulgenza, capacita’ e coraggio ,non leggo aime’ nella sua classe dirigente con le debite eccezioni quella capacita’ di “mettersi in cammino” a cui faceva riferimento Veltroni alla nascita del pd, cioe’ di avviare un profondo rinnovamento culturale e politico in grado di fornire il senso di appartenenza ad un progetto politico condiviso, forse perche' in fondo non lo pensava davvero.

Ho assistito a straordinari balletti da vecchia politica, anche nella mia citta’ in un confuso rapporto tra eletti e partito, la trasfigurazione di quella che e’ stata a Modena la buona amministrazione che spesso addirittura al contrario, faceva sintesi,di buona politica, nelle alleanze di governo della citta’, anche oltre i partiti che la sostenevano.

Cosi’ fu per il sindaco Barbolini nella pluralita’ di esperienze che componevano le sue giunte, ma non per Pighi dopo la nascita del pd e questo e’ un fatto non casualmente voluto.

L’incapacita’ di incidere del pd modenese sulla disastrata giunta Pighi e’ il sintomo di una debolezza non sua personale Boschini , ma strutturale del pd stesso, dove purtroppo straordinarie oligarchie di poteri dentro e fuori il partito ne indeboliscono il ruolo e la “portanza” politica. Non e’ un caso che infatti corrisponda all’agire politico della giunta che pur sostengo, la “cabala degli interessi” estranei spesso ai bisogni, dobbiamo costruire di piu’ incenerire di piu’, consumare di piu’ ecc

Disattendendo quell’atteggiamento virtuoso e corretto della sobrieta’ alla base della cultura contadina della gente della ns citta’, del consumare meno e meglio nell’interesse comune, ed anche tradurre le necessita’ del bene comune in opportunita’ per la crescita, l’occupazione,il vivere bene in un’ambiente migliore e piu’ sano.

La scelta dell’incenerimento e di una strategia sui temi dell’ambiente declinata da Hera e’ una contraddizione evidente e palese, cosi’ come un psc fatto per i costruttori invece che per i cittadini, non basta ora assieparsi dietro la richiesta di hausing sociale per convincere a costruire nelle zone a servizi, perche’ queste scelte le avevate gia’ in cantiere ben prima della crisi e con franchezza con ben altri obiettivi. La performante abitudine dell’Assessore alle urbanizzazioni di costruire laddove e’ possibile e anche dove no, per buona pace della mancanza di una strategia piu’ ampia e coerente dei confini del Comune di Modena, e’ il sintomo evidente di una mancanza di visione strategica di ampio respiro, senza la quale prende forma solo la richiesta di chi ha potere e forza di chiedere, rispetto chi questo potere , questa forza non ha .

Questo aspetto di mancanza di governance, di strategie “alte” , nella confusione di ruoli tra eletti , nominati nelle giunte e negl’enti o societa’ di servizi e partito,crea incertezza programmatica.Piu' sono riststretti i limiti nell’orrizzonte culturale di riferimento, piu evidente e' la debolezza della funzione del partito. Tutta questa confusione, accompagnata da una crisi economica che mina fortemente le capacita’ delle pubbliche amministrazioni, e’ un segnale che afferma che la giunta della citta’ abbisognerebbe di un profondo adeguamento , anziche’ aggiustamenti di maniera, un di piu’ appunto, come intende il Sindaco,risposte deboli appunto su cui il partito non puo' incidere piu' di tanto.

Non pretendo ovviamente che lei risponda gentile Boschini a queste mie spontanee riflessioni , quanto piuttosto per correttezza ,addurre alcuni motivi nel confermarle x coerenza le mie dimissioni dal PD modenese, restituendo la tessera al segretario del mio circolo.

Con stima

Luca De Pietri

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