giovedì 28 febbraio 2013

Lettera a Sitta

Caro Sitta ti scrivo, penso per l'ultima volta, perché ho ascoltato le tue parole e ne sono rimasto offeso. Un livore incomprensibile. Ho avuto l'onore di fare l'amministratore e non mi considero ne deluso ne fallito, anzi. Al termine della mia esperienza mi fu offerto un incarico dirigenziale in una cooperativa. Mi fece piacere ma rifiutai per fondare una mia società che oggi da lavoro a 12 giovani laureati nel settore della green economy. Conosco la fatica di cercare contratti, firmare fideiussioni, sollecitare pagamenti. Conosco il peso di garantire stipendi. Non sono ricco, perchè ho sempre lasciato le risorse in azienda e la priorità oggi è tenere in piedi l'impresa. Ma sono libero perché vivo del mio lavoro e delle mie competenze. Una scelta di cui sono orgoglioso. Ho inoltre la fortuna di lavorare in tutta Italia, non dipendo quindi da un sistema economico locale, lasciamelo dire, a volte chiuso e condizionante. 
Posso quindi dire in tutta serenità quello che penso senza essere a libro paga di nessuno. E ti confermo, da semplice cittadino, che considero una follia urbanistica costruire 600 appartamenti a Ponte Alto. Una stupidità edificare sui nostri campi acquiferi. Un errore pianificare un depuratore del Secchia senza una pubblica discussione. Una colpa non fare nulla per tutelare le nostre falde dai nitrati. Un insulto al Consiglio Comunale aver costruito un autodromo diverso dalla pista prove autorizzata, in aperta violazione a tutti i vincoli ambientali. Un errore strategico destinare le entrate dalla sosta per 40 anni alla costruzione di un parcheggio sovradimensionato, utile solo a chi l'ha realizzato, drenando risorse indispensabili alla mobilità sostenibile. Per anni hai portato avanti una visione superata, retrograda e pericolosa, continuando a sostenere la vecchia politica "pane e mattone". Non mi interessano i tuoi eccessi caratteriali, strumentalmente utilizzati per evitare il confronto. Mi preoccupa invece il blocco di potere che continui a rappresentare e che ti usa per tutelare interessi di parte. Le alternative ci sono tutte, se non sei capace di vederle il problema è tuo. Di mio posso solo dirti che le tue offese sono null'altro che la conferma dell'incapacità di capire che i tempi sono cambiati, che la società e l'economia chiedono altro, che la crisi economica e ambientale ci obbligano a nuove riposte e nuove politiche. Il dramma è che ogni mese perso è un danno alla città, ai giovani, a chi cerca lavoro, a chi soffre il peso della crisi. Il paradosso è che ti proclami uomo del fare e nullo è stato fatto per cambiare una rotta fallimentare. Mi è chiaro che il confronto sarà duro ma puoi stare tranquillo che gli attacchi, le accuse, le intimidazioni non fanno altro che consolidare la determinazione nel lavorare per un radicale cambiamento della politica modenese. Un impegno sostenuto da tanti cittadini. Auguri per il tuo nuovo lavoro, anche se ho l'impressione che dedicherai più tempo alla politica che alla professione.

Paolo Silingardi

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