Sarà un segno dei tempi che l’atto più politico di questa
legislatura sia prodotto dall’assessore tecnico Giacobazzi? O semplicemente dimostra che
sapere di cosa si parla in politica conta? Dopo uno scontro durissimo sul
futuro di Modena, dopo tanta ideologia a sostegno della tesi “pane e mattone”, dopo scelte sbagliate che hanno creato problemi in città, pare si cambi linea e si
ridefiniscono i fondamentali: dialogo, senso del limite, risparmio del suolo,
recupero e riqualificazione, priorità al sociale e alle esigenze della collettività. Su questo terreno Modena
Attiva si è
impegnata con proposte concrete per una città di qualità, efficiente, a misura d’uomo, sostenibile, vivibile,
con spazi e opportunità di lavoro, una città europea, all’altezza delle sfide di questo secolo. Bene se il confronto
riprende buona parte delle nostre proposte del documento “La città di Domani”.
Però non siamo così ingenui da non renderci conto che ci saranno resistenze,
soprattutto da parte di chi ha investito milioni nell’acquisto di terreni
promuovendo una crescita edilizia sproporzionata ai bisogni. Come siamo
consapevoli dei problemi che rimangono sul tappeto: Ponte Alto, le costruzioni
sui campi acquiferi, la pista di Marzaglia, solo per citarne alcuni.
Ci siamo impegnati per promuovere il confronto su un
modello di benessere sostenibile, le dimissioni dell’assessore Sitta sono stato il
risultato dello scontro politico su idee differenti della città, la cui fatica oggi viene ripagata
dall’apertura
su proposte radicalmente diverse. Purtroppo il centro sinistra su questi temi
ha pagato un prezzo altissimo nel rapporto con la città, e si potrà recuperare cedibilità solo se ci sarà coerenza tra le dichiarazioni
di principio e le decisioni conseguenti.
Abbiamo sempre sostenuto che Modena non si sarebbe lascia
imporre scelte non condivise, certi che le idee contano, e che la capacità di elaborare proposte ci
avrebbero permesso di incidere sulle decisioni. Dobbiamo ripartire dalla partecipazione,
lo strumento decisivo che ci può permettere di compiere scelte condivise e utili alla
collettività.
Questo è un
punto di partenza, non mancheranno le criticità e gli scontri, noi
continuiamo a pensare che serva un saldo zero nell’uso del suolo e che la
maggioranza delle aree F non debbano procedere, se non per interventi dedicati
all’edilizia
sociale. Ma il sano principio di realtà introdotto con i riferimenti a numeri attendibili, l’apertura al dialogo, l’attenzione alla valorizzazione
e al recupero dell’esistente sono basi che meritano una decisa apertura di
credito.
E’ ora di cambiare pagina, guardare avanti, lavorare per dare
risposte ai problemi reali dei modenesi, creando opportunità sostenibili di lavoro e
occupazione, niente di più o di meno che quello che la città si aspetta dalla politica
locale.
Paolo Silingardi
Modena Attiva
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